La rifrazione della luce-modello ondulatorio

La rifrazione della luce-modello ondulatorio

Abbiamo visto che la teoria corpuscolare spiega molti dei fatti osservati e noti ai tempi di Newton. La teoria ondulatoria è anch'essa in grado di farlo? Consideriamo le domande alle quali la teoria corpuscolare ha già risposto, al fine di valutare se la teoria ondulatoria risponde altrettanto bene.  Con lo scopo di evidenziare una corrispondenza tra i fenomeni luminosi e i fenomeni di tipo ondulatorio, faremo riferimento ad uno strumento capace di generare impulsi ondulatori bidimensionali e macroscopici, ovvero onde la cui ampiezza sia osservabile a occhio nudo: a tale scopo è stato progettato l'ONDOSCOPIO sul quale possono essere generate onde sinusoidali di forma rettilinea (a fronte d’onda piano) o circolare (a fronte d’onda circolare). LA RIFRAZIONE Per quanto riguarda le onde meccaniche, la rifrazione può essere osservata su un ondoscopio. Occorre semplicemente trovare il modo per realizzare il passaggio di un’onda piana da un mezzo di propagazione ad un altro. Si può ottenere, ad esempio, modificando la profondità dell’acqua. Il risultato è quello che si osserva nel disegno a fianco. In acqua bassa le onde vanno più piano e perciò, per garantire continuità al fronte d’onda devono “piegarsi”, modificando la direzione di propagazione. Interessante è pure il fatto che a distinguere un mezzo di propagazione dall’altro è la velocità di propagazione delle onde e, riferito alla luce, questo deve avere a che fare con l’indice di rifrazione v sempre minore o uguale a c, la quale è la massima velocità possibile (relatività di Einstein) n è una proprietà fondamentale dei mezzi materiali trasparenti (e più misurabile rispetto alla v!) L’indice di rifrazione n può variare con la lunghezza d’onda: onde luminose di lunghezza d’onda maggiore hanno n minore e viceversa. (http://www00.unibg.it/dati/corsi/208406/6847-Lezione14.pdf)   Vediamo ora come la teoria ondulatoria spiega il fenomeno della rifrazione della luce sulla base del principio di Huygens. Costruiamo, quindi, il raggio rifratto con il metodo dell'inviluppo piano. Consideriamo due mezzi in cui la luce si propaga rispettivamente con velocità v1 e v2 (per il momento supponiamo v1>v2). Consideriamo poi un'onda piana che si muove nel mezzo con velocità v1, tre raggi d'onda e un fronte d'onda, AC, che comincia ad incontrare la superficie di separazione dei due mezzi nel punto A.   Il punto A comincia ad emettere onde sferiche elementari che si propagano nel secondo mezzo. Mentre queste onde avanzano, i restanti punti del fronte d'onda continuano a viaggiare nel primo mezzo, incontrando la superficie di separazione dei due mezzi in tempi successivi. Poiché le velocità di propagazione sono diverse, le distanza percorse, a parità di tempi, saranno diverse: quando il punto B raggiunge la superficie di separazione in B', l'onda secondaria emessa da A avrà percorso un tratto di lunghezza inferiore a BB'.   A questo punto anche B' comincia ad emettere onde, mentre l'onda emessa da A continua ad avanzare, ed il punto C' del fronte d'onda viaggia, nel primo mezzo, fino ad incontrare la superficie di separazione in C''. Quando C' sarà arrivato in C'', le onde emesse da A e B' avranno l'aspetto in figura.   Secondo il principio di Huygens la superficie d'onda rifratta sarà l'inviluppo di tutte le superfici d'onda secondarie emesse dai punti che successivamente incontrano la superficie di separazione tra i due mezzi. I raggi d'onda rifratti saranno perpendicolari al fronte d'onda rifratto, come mostrato nella figura. Allora l'inviluppo dopo il tempo Dt avrà cambiato direzione di propagazione.   Non solo il modello ondulatorio prevede la rifrazione, ma da esso si deduce pure la legge di Snell della rifrazione: dove nr e ni sono le velocità del raggio nei mezzi r e i raggio più lento → traiettoria più vicina alla normale (e viceversa) La frequenza dell’onda rimane invariata La lunghezza d’onda diminuisce se n diminuisce, o aumenta se n aumenta
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